Non so bene come verranno usate queste sezioni in futuro, ma per il momento credo che questo sia il posto migliore per postare questo 'scorcio di infanzia'.
Al massimo modificherò il messaggio in futuro.
In ogni caso, tra le richieste di
questo topic, c'era anche qualcosa su Vivian e Keith da bambini. E dato che quello è praticamente l'unico argomento su cui ho già scritto qualcosa, un paio d'anni fa, ripropongo anche qui quel mini-raccontino (potrebbe essere una flash-fic, in effetti, credo *rolling-eyes*) che avevo postato a suo tempo sul mio lj.
È sciocco e forse anche vagamente imbarazzante e Keith si sta già sotterrando, ma vabbè. È anche tenero, in fondo.^^
E sono loro.^^
PS - C'è anche qualche lieve *accenno* a Mike&Al, per le fan della coppia.^^
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«E poi Mike...» "E poi Mike gli ha tenuto ferma la testa. Così."
Le mani di Vivian si posarono ai lati del viso di Keith – la punta delle dita a sfiorare appena le ciocche di capelli sulle tempie. Il bambino sbatté le ciglia, senza muovere un muscolo. "E perché?"
"Boh. Per tenerlo fermo."
La notte intorno era appena fredda. Keith avrebbe rabbrividito, se Vivian non fosse stato così vicino e così caldo.
Prima – quando era rimasto solo, l'amico a strisciare lontano tra l'erba – aveva avuto paura. Perché le stelle erano tantissime e troppe, e il cielo nero nero. Senza nuvole. Faceva girare la testa.
Il cottage, alle sue spalle, era come sbiadito. Vuoto, non aveva senso. E non offriva protezione.
Vivian per fortuna era tornato presto. Strisciando, come quando era partito.
Il cuore di Keith aveva rilassato i battiti quasi d'istinto.
Sbattè le ciglia di nuovo, dubbioso. "Ah. E poi?"
"E poi Albert ha aperto la bocca. Mi pare."
"Mentre Mike gli teneva la testa?"
"Sì. Come nei film. Ed erano sdraiati, così."
Vivian procedette a spingere l'amico indietro – schiena contro l'erba – per poi stenderglisi sopra. Keith ridacchiò e fece una smorfia, cercando di spingerlo via.
"Dai! Pesi!"
"Mike pesa di più. E Albert non lo mandava via," osservò Vivian.
Keith smise di muoversi.
"E poi?" chiese.
"E poi Mike si è abbassato e gli ha messo la lingua in bocca."
"Cosa?" chiese Keith.
"Così," disse Vivian, serrando appena la presa e sporgendosi in avanti, per procedere alla dimostrazione.
La reazione fu immediata.
"Ma che schifo!" strillò Keith, spingendolo via di scatto. Con forza.
Vivian rotolò di lato, cadendo di schiena. Lanciò all'amico un'occhiata contrariata. "Albert non ha fatto così."
"Che schifo!"
"Mi hai anche fatto male. Ho battuto il sedere e c'era una pietra," borbottò Vivian, voltando lo sguardo truce sul terreno, alle sue spalle.
"Avevi la lingua bagnata," ribattè Keith, strofinandosi una mano sulla bocca. "Bleah."
"Anche la tua era bagnata, sai?" protestò l'altro, interrompendo le ricerche del sasso incriminato.
"Chissà quanti microbi c'erano… E se mi hai attaccato il raffreddore?"
"Non ho il raffreddore!"
"Avevi la lingua bagnata. E viscida. E potevano esserci microbi." Pausa. "Ma davvero hanno fatto così?"
Vivian tacque per qualche momento. "Forse non ho visto bene," ammise poi. "A loro piaceva."
"Ma davvero? Anche allo zio?"
Seduto sull'erba a gambe incrociate, Vivian annuì, pensieroso. "Forse dovremmo chiedere a loro. Di farci provare. A loro piaceva, Key!"
"Sì, ma…"
"Potremmo chiedere a Mike di farlo anche a noi. Lui che sa come si fa," propose Vivian, entusiasta. "Io voglio provare, Key!"
"Io non la voglio la lingua di Mike in bocca," rispose subito Keith. "Che schifo."
Vivian si bloccò. Lentamente, smise di sorridere. "Già," disse, tornando a sdraiarsi al suo fianco. "Forse è vero."
Silenzio. Le stelle, sopra di loro, erano tantissime e grandi. Più grandi che in città. E il cielo era più nero, e la luce più luminosa. La notte più fredda.
Ma il braccio di Vivian contro il suo era bollente. Keith chiuse gli occhi, ascoltandolo respirare.
Non c'era più niente che facesse paura.
"Viv?" bisbigliò, senza riaprirli.
"Eh."
"Ma davvero a loro piaceva?"
Silenzio. L'amico si mosse sull'erba, gli scivolò più vicino. Keith teneva gli occhi chiusi, ma sapeva che Vivian stava guardando le stelle.
"Sì. Facevano tutti quei versi, sai…"
Il braccio che non toccava Vivian era ancora gelido. Lui pensò che avrebbe dovuto entrare in casa a cercare una maglia, ma non aveva voglia di alzarsi.
Forse Albert gli avrebbe portato una coperta.
Ma Albert era con Mike. E Vivian aveva la pelle calda come se fosse stato ore sotto il sole.
"Non mi importa se mi hai attaccato il raffreddore," disse Keith, allungando la mano a cercare la sua.
"Non ho il raffreddore!" strillò Vivian, di nuovo, tirandosi a sedere di scatto.
Lui aprì gli occhi e lo guardò seriamente. "Sì, lo so. Ma non mi darebbe fastidio, anche se ce l'avessi. E me l'avessi attaccato. Non se sei tu."
Silenzio. Vivian sostenne lo sguardo per qualche minuto, poi annuì lentamente. "Neanche a me darebbe fastidio il tuo raffreddore, Key," disse tornando a sdraiarsi. Questa volta non si coricò tutto sull'erba, ma posò la testa sulla spalla di Keith e strinse le braccia intorno al suo corpo.
"Sei gelato," mormorò, sfregando il naso contro la stoffa.
Lui annuì.
Ma in realtà non aveva più tanto freddo, ormai.